mercoledì 2 dicembre 2009

La torre di Babele ricostruita

Larry Page, americano, e Sergey Brin, russo, dopo aver sviluppato la teoria secondo cui un motore di ricerca basato sull'analisi matematica delle relazioni tra siti web avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche usate precedentemente, fondarono l'azienda il 7 Settembre 1998. (c'è chi dice/scrive il 15)

Convinti che le pagine citate con un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli (Teoria delle Reti), decisero di approfondire la loro teoria all'interno dei loro studi e posero le basi per il loro motore di ricerca, creando un aziendina dal nome "Google. com".  

Un decennio più tardi, "Google" è la terza religione del mondo, dopo l'Islam e il Cristianesimo, con 600 milioni di fedeli al giorno che si inginocchiano davanti al suo altare del sapere infinito dischiuso sul monitor del Pc dal meccanismo di ricerca, l'algoritmo, inventato da quei due. (da Repubblica).

Alla fine del 2001, il volume di incassi era appena di 86 milioni di dollari. Alla fine del 2006 cinque anni dopo, era a 6 mila e 500 milioni di dollari, sei miliardi e mezzo.

Tutti 13 mila dipendenti devono, per contratto, dedicare almeno il 20% del proprio tempo a farsi venire idee nuove. Nacquero così la mappe geografiche e le immagini satellitari, la posta elettronica gratuita, l'idea folle e magnifica di catalogare e mettere a disposizione tutti i libri esistenti al mondo, che ha sollevato le reazioni inviperite di molti editori e, ora, nell'ultima e più luciferina delle tentazioni, l'offerta di 30 milioni di dollari al primo uomo che spedirà un robot sulla Luna con mezzi privati e rimanderà immagini continue del nostro satellite, naturalmente via Google.

La popolarità di Google è tale che in inglese è nato il verbo "to google" col significato di fare ricerca sul web. Ma l'etimologia della parola richiama il termine googol coniato da Milton Sirotta el 1938, per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri . L'uso della parola fatto da Google riflette la volontà della società di organizzare l'immensa quantità di informazioni disponibili sul Web. Inoltre il termine viene associato con un gioco di parole alla parola "binocolo" (in inglese goggles) infatti il motore permette di "guardare da vicino" la rete.

E' noto a tutti poi che google possiede numerosi anzi direi TANTISSIMI strumenti che mette a disposizione del mondo intero..oltre alle varie funzionalità, permette di guadagnare molti molti soldi...anche se chi guadagna più di tutti è sempre e solo Google.

Oltre a quelli ormai noti (Gmail, GTalk, Maps, Earth, Picasa, Blogger, traduttore, Toolbar, GDesktop, Twitter e molto altro) da poco (come già noto ai lettori di questo blog è nato un Sistema Operativo NUOVISSIMO: Google Chrome e Google Wave.  

Ora... svegliarsi dal sogno di guadagnare quanto i creatori di Google è arduo..ma qualcosa...un piccolo gruzzoletto si può anche riuscire ad ottenerlo.

Basta cercare bene nelle infinite possibilità offertaci. Al prossimo post

Domanda Carogna

martedì 1 dicembre 2009 di Alfonso Maruccia Google saluta Gears e sposa HTML 5

Le API di sincronizzazione di Mountain View vanno in pensione. Sostituite dalle nuove specifiche eminentemente cloud della futura revisione dello standard W3C

Roma - Dopo poco più di due anni di onorato servizio, le API Gears si avviano sul cammino del tramonto scalzate dalla prossima revisione di HTML. Attraverso Gears, Google prometteva di trasformare i siti web in qualcosa di più simile a un'applicazione completa di tutti i crismi del caso: ma ora che il browser Chrome si avvia a essere un vero e proprio sistema operativo "mignon" è arrivato il tempo di abbandonare il vecchio codice a tutto vantaggio delle nuove specifiche dello standard web per eccellenza.

Per i siti che ancora sfruttano Gears - uno fra tanti, il CMS WordPress - il supporto è garantito almeno per il momento, dice una fonte non meglio precisata da Mountain View, ma alla lunga il consiglio è di abbandonare le vecchie API e dare ampio spazio alle specifiche di HTML 5: che, sebbene ancora attendano la ratifica definitiva da parte del W3C, già promettono di inglobare lo "spirito" di Gears e superarlo di ampie lunghezze.

In un futuro che appare ancora abbastanza distante nel tempo, HTML 5 dovrebbe permettere ai siti web di fare completamente a meno di molti prodotti che oggi monopolizzano (sotto forma di plugin) l'entertainment, l'interattività e le funzionalità avanzate di portali grandi e piccoli.
Ad HTML 5 non servono né FlashSilverlight per offrire agli utenti contenuti in streaming e multimedialità in alta definizione (foss'anche solo a 720p), e naturalmente non guastano l'archiviazione di database offline, l'editing di documenti, funzioni copia-e-incolla e tutto il resto della "bonanza" tecnologica inclusa nel nuovo standard.
Google appare dunque ben felice di abbandonare un suo prodotto - che è tra l'altro distribuito come codice open source - in funzione di una tecnologia che giudica superiore e adottabile su scala molto più ampia. Soprattutto quando tale tecnologia serve esattamente agli scopi di connettività ubiqua e toti-funzionale da web 3.0 a cui Mountain View ha consacrato il futuro e le sue sorti commerciali.

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