Gli aggregatori online di notizie - e in primis Google News - non sono altro che parassiti dei creatori di contenuti: sfruttano gli sforzi di chi si dà la pena di trovare e presentare le notizie senza dare niente in cambio.
Questa è l'accusa che da ormai qualche tempo gli editori rivolgono ai servizi che presentano una sintesi delle notizie principali, sintesi creata consultando automaticamente divese fonti. ora al coro delle proteste si aggiunge il Guardian Media Group, il quale prende di mira direttamente Google News e porta la questione sul piano economico: non basta - dice The Guardian - che i produttori di contenuti possano acquistare visibilità sugli aggregatori guadagnando click in più e concedendo in cambio parte dei propri contenuti; occorre una compensazione di tipo economico. A causa della grande concorrenza, infatti, l'efficacia degli aggregatori per i singoli produttori di contenuti non è mai stata così bassa: in pratica, ormai i clic non sono sufficienti a giustificare gli sforzi produttivi e sono solo i siti come Google News a guadagnare da questo rapporto che in origine era quasi simbiontico. L'occasione per porre l'accento sul problema viene dalla pubblicazione del rapporto Digital Britain: The Interim Report, che esprime suggerimenti, considerazioni e consigli in vista della promozione di leggi sui contenuti online.
The Guardian non propone una soluzione univoca (anche se l'idea che Google News distribuisca parte dei proventi con chi fornisce i contenuti non sembra così lontana) ma richiede che la questione venga studiata riformando il rapporto tra i due soggetti dell'informazione online. In caso contrario, sarebbe la qualità stessa dei contenuti a degradarsi inesorabilmente.
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=9962
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